Verbalizzare il sacro by Jürgen Habermas

Verbalizzare il sacro by Jürgen Habermas

autore:Jürgen Habermas [Habermas, J.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: eBook Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2015-01-01T05:00:00+00:00


8. Discorsi difficili

Le difficoltà incontrate dai discorsi cui vorrei ora fare cenno sembrano però dare nuovamente ragione a McCarthy. Non mi riesce infatti di accogliere – e di utilizzare per uno scambio produttivo – le offerte di dialogo che (pur degne di riconoscenza) mi vengono proposte con argomenti filosofici da due teologi nonché l’invito, rivoltomi da un filosofo, di tenere aperta la frontiera con il pensiero religioso. Se questa impossibilità dovesse risalire a un difetto di sensibilità ermeneutica da parte mia, ne chiedo anticipatamente scusa ai tre colleghi.

(1) Alcuni discorsi accademici risultano impervi per l’assenza del più banale presupposto ermeneutico: la conoscenza di quello sfondo argomentativo che potrebbe evitare gli equivoci più triviali. Purtroppo l’infelice situazione discorsiva venutasi a creare tra me e Nicholas Wolterstorff67 non è rimediabile neppure con una chiarificazione supplementare del diverso impiego di termini come «post-metafisico»68 o «ragionevole»69. In tal modo, infatti, verrebbero semplicemente a cadere le premesse su cui poggiano le sue obbiezioni. Tuttavia, a un tema controverso e a un equivoco voglio comunque fare cenno.

Per Nicholas Wolterstorff è inutile discutere sulla distinzione tra espressioni religiose e non religiose, in quanto non dà nessuna importanza alle fonti dogmatiche tipo le verità rivelate. Ma se togliamo via questo appello alla rivelazione – o a qualunque rapporto tra il credente e il divino (prassi cultuale, preghiera, esercizio ascetico, meditazione) – la «fede» perde il suo elemento specifico, ovvero il suo radicarsi nel rapporto rituale con la salvezza e la rovina70. La cultura protestante, da cui io stesso provengo, conosce fin troppo bene il pericolo di dissolvere la religione in una mera visione del mondo: sarebbe il segno di un tramonto definitivo della religione in generale.

In più punti Wolterstorff confonde i livelli della discussione: gli atteggiamenti cognitivi di fatto assunti dai cittadini nella sfera pubblica sono oggetto di analisi empirica; l’ethos politico che una costituzione liberale vorrebbe ascrivere ai suoi cittadini è un tema della teoria politica; i presupposti cognitivi necessari alla soddisfazione di questo esigente ethos democratico – nonché i processi di apprendimento preliminari al soddisfacimento di questi presupposti cognitivi – sono oggetto della epistemologia. Infine su un piano filosofico ancora diverso si collocano gli argomenti con cui difendere un naturalismo «soft» contro le forme estreme e fisicalistiche di un naturalismo «hard». Solo quest’ultimo tipo di argomenti ha diretta attinenza con il nostro tentativo di chiarire lo statuto del pensiero post-metafisico.

(2) Al presunto pallore post-metafisico del kantismo John Milbank71 contrappone – in maniera alquanto sorprendente – la freschezza di un platonismo rinnovato attraverso David Hume. Secondo lui, la posizione di retroguardia del mio pensiero post-metafisico si trova oggi assediata da due correnti vitali e contrarie: la fede cristiana, da un lato, e il naturalismo «hard» dall’altro. «Viviamo nell’epoca di Dawkins versus Ratzinger» [HR, p. 342]. A partire da questa diagnosi, Milbank crede che una concezione agnostica della filosofia e una concezione formalistica del liberalismo democratico non facciano altro che aprire il varco all’irruzione delle correnti fondamentalistiche. Sul piano storico egli ricorda il destino della Repubblica di Weimar.



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